In evidenza - ULTIM'ORA - News:

giovedì 28 marzo 2013

Dante Alighieri - ingegno, attento studioso, amore, sensibilità

Dante Alighieri

Dante Alighieri / Alighiero, detto semplicemente Dante, battezzato come Durante di Alighiero degli Alighieri, della Famiglia Alighieri, (Firenze, tra il 22 maggio e il 13 giugno 1265 – Ravenna14 settembre 1321), è stato un poetascrittore e politico italiano. Considerato il padre della lingua italiana, è l'autore della Comedìa, divenuta celebre come Divina Commedia e universalmente considerata la più grande opera scritta in italiano e uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale.[1]
Il suo nome, secondo la testimonianza di Jacopo Alighieri, è un ipocoristico di Durante:[2] nei documenti era seguito dal patronimico Alagherii o dal gentilizio de Alagheriis, mentre la variante Alighieri si affermò solo con l'avvento di Boccaccio.[3]
È conosciuto come il Sommo Poeta, o, per antonomasiail Poeta.

La data di nascita di Dante è sconosciuta anche se, in genere, viene indicata attorno al 1265, sulla base di alcune allusioni autobiografiche riportate nella Vita Nova e nella cantica dell'Inferno - che comincia con il verso "Nel mezzo del cammin di nostra vita": poiché in altre sue opere, seguendo una tradizione ben nota, la metà della vita dell'uomo viene considerata di 35 anni, e svolgendosi il viaggio immaginario nel 1300, si risalirebbe al 1265. Alcuni versi del Paradiso ci dicono poi che egli nacque sotto il segno dei Gemelli, quindi in un periodo compreso fra il 21 maggio e il 21 giugno:
(Paradiso, XXII, vv. 115-117)
___
Dante, come ogni letterato e uomo di sapere dell'epoca, ben conosceva le 7 scienze (grammatica retorica dialettica aritmetica geometria musica e astronomia. Quest'ultima, all'epoca, era strettamente legata all'astrologia, le 2 discipline ancora non avevano chiaramente imboccato strade diverse.
la sua identificazione nel segno dei Gemelli, qui Dante conferma la sua appartenenza a questo segno ed elogia l'elemento aria e l'ingegno che appartengono ai gemelli.

Tuttavia, benché molte volte si occupi di problemi astrologici, e benché insista sulla particolare «virtù» delle stelle che hanno presieduto alla sua nascita, Dante non specifica mai quale influsso particolare esse abbiano esercitato su di lui. Gli astrologi dell'epoca sostenevano che, se nella «casa» dei Gemelli erano presenti anche Mercurio e Saturno (congiunzione che si era verificata proprio nel 1265), i nati sotto il segno erano dotati di eccellenti qualità intellettuali e di particolari capacità di scrittura. Può darsi che lo pensasse anche Dante. Di sicuro, al di là delle (non molte) dichiarazioni di modestia, egli era convinto che i Gemelli lo avessero provvisto di un notevole ingegno.
Della personalità di Dante, infatti, l'aspetto più rilevante è il suo sentirsi diverso e predestinato. In ciò che ha visto, fatto o detto, si tratti della nascita di un amore, della morte della donna amata, della sconfitta politica o dell'esilio, lui scorge un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore. È un'idea che ha cominciato a nutrire fin da giovane e che si rafforzerà nel tempo fino a sfociare nella convinzione di essere stato investito da Dio della missione profetica di salvare l'umanità.

GEMELLI (21 maggio - 21 giugno) 

Oroscopo del segno Gemelli - caratteristiche generali:
Il segno dei Gemelli, fra quelli zodiacali,è un segno d'aria mobile, il cui pianeta dominante è Mercurio. 
Per la classificazione detta Binaria il Gemelli è un segno attivo, che rende i nati sotto questo segno dinamici, intelligenti e fascinosi. 
Per la Ternaria il Gemelli è un segno mutevole, dotato quindi di agilità e spirito di adattamento. 
Inoltre è un segno d'Aria (Quaternario) le cui caratteristiche sono denotate da incostanza e spiritualità. 
I metalli di questo segno sono l'oro e l'argento, e per quanto riguarda i minerali lo smeraldo è importantissimo. 
Le piante adatte ai Gemelli sono l'acacia per la sfera sentimentale, la vaniglia per la sfera sessuale e la menta per corpo e mente. 
Il colore è il giallo, mentre il numero fortunato è l'otto. 
Il segno dei Gemelli è la più alta espressione dei segni d'Aria, con pianeta dominate Mercurio, che conferisce ai nati sotto questo segno dinamismo e intelletto, ambizione in campo scientifico, senso dell'umorismo e esuberanza di espressione.

Oroscopo del segno Gemelli - simbologia e indole:
Per la teoria astrologica, i nati sotto il segno dei Gemelli sono dotati di una viva intelligenza e di spirito leggero, curiosi, eterogenei, ironici, distratti, spesso sono i più superficiali dello zodiaco. 
La caratteristica del Gemelli è la doppia personalità, che può condurli ad essere, e venir considerati, ambigui e ipocriti. 
Spesso i Gemelli sono degli eterni bambini, faticano a costruire rapporti duraturi sia in campo affettivo che lavorativo. 
Il numero otto, conferisce però ai Gemelli una forte propensione alla giustizia, e necessita di riporre fiducia negli affetti più vicini. 
Le aspirazioni più prossime ai Gemelli sono di carattere fiduciario, infatti: medicina e attività bancarie. 
Il simbolo dei Gemelli è Mercurio, dio alato messaggero degli dei, irrequieto e curioso, Mercurio incarna l'indole del Gemelli, che desidera conoscere e spaziare, come l'aria appunto.
Spesso però a favore della quantità e a discapito della qualità. 
Per il Gemelli il periodo terrestre è quello della diversificazione, la primavera in fiore dimostra attraverso ogni specie i caratteri distintivi degli esseri viventi, è la chiusura della primavera e l'inizio dell'estate. 
La spinta alla diversificazione che avviene in questo periodo è alla baste della curiosità insita in ogni Gemello. 
Insaziabile, ambizioso, acuti e sinceri. 

Oroscopo del segno Gemelli - persone e corpo:
Nei Gemelli l'uomo ha caratteristiche di genialità, spirito di iniziativa e scarsamente dedito alla metodicità. 
Nel disordine scomposto della sua vita è in grado di dedicarsi alle ispirazioni artistiche; amante dei viaggi, intellettuale e pieno di risorse. 
Il gemelli nella vita coniugale si dimostra poi incostante e geloso, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, mentre come padre sarebbe critico, esigente e severo. 
La donna Gemelli è di alto intelletto, poco incline alla vita domestica, sarà più facile vederla impegnata in attività commerciali o artistiche, ma in grado comunque di gestire anche un'attività coniugale o famigliare. 
Verso la famiglia sarà possessiva e diffidente. 
I Gemelli saranno comunque sempre legati ai genitori e ai figli. 
I Gemelli in età giovane sono curiosi, attenti, apprendono rapidamente, e sono ricchi di ingegno, vivaci e amichevoli, spesso vulnerabili. 
Per quanto riguarda il corpo un Gemelli dovrà sempre fare attenzione a mani, braccia e polmoni. 
Attenzione quindi alle infiammazioni alle vie respiratorie, alle bronchiti, alle polmoniti, per prevenire è consigliabile la vita all'aria aperta.

___
Secondo riferimenti indiretti è possibile poi risalire alla data di nascita di Dante nel periodo compreso tra il 14 maggio e il 13 giugno del 1265. Tuttavia, se sconosciuto è il giorno della sua nascita, certo invece è quello del battesimo: il 26 marzo 1266Sabato Santo. Quel giorno vennero portati al sacro fonte tutti i nati dell'anno per una solenne cerimonia collettiva. Dante venne battezzato con il nome di Durante, poi sincopato in Dante, in ricordo di un parente ghibellino.[4]

Dante nacque nell'importante famiglia fiorentina degli Alighieri, legata alla corrente dei guelfi, un'alleanza politica coinvolta in una complessa opposizione ai ghibellini; gli stessi guelfi si divisero poi in guelfi bianchi e guelfi neri.
Dante credeva che la sua famiglia discendesse dagli antichi Romani (InfernoCanto XV76), ma il parente più lontano di cui egli fa nome è il trisavolo Cacciaguida degli Elisei (ParadisoCanto XV135), vissuto intorno al 1100. Dal punto di vista giuridico perciò la presunta nobiltà derivantegli da questa ascendenza, già di per sé dubbia, si era comunque estinta da tempo. Il nonno paterno, Bellincione, era un popolano, e un popolano sposò la sorella di Dante.[5]
Suo padre, Aleghiero o Alighiero di Bellincione, svolgeva la non gloriosa professione di compsor (cambiavalute), con la quale riuscì a procurare un dignitoso decoro alla numerosa famiglia. Era un guelfo ma senza ambizioni politiche: per questo i ghibellini, dopo la battaglia di Montaperti non lo esiliarono come altri guelfi, giudicandolo un avversario non pericoloso.[5]
La madre di Dante era Bella degli Abati: Bella era diminutivo di Gabriella, Abati era un'importante famiglia ghibellina. Di lei si sa poco. Dante ne tacerà sempre.[5]Morì quando Dante aveva cinque o sei anni.

Quando Dante aveva dodici anni, nel 1277, fu concordato il suo matrimonio con Gemma, figlia di Messer Manetto Donati, che successivamente sposò all'età di vent'anni. Contrarre matrimoni in età così precoce era abbastanza comune a quell'epoca; lo si faceva con una cerimonia importante, che richiedeva atti formali sottoscritti davanti ad un notaio. La famiglia a cui Gemma apparteneva - i Donati - era una delle più importanti nella Firenze tardo-medievale e in seguito divenne il punto di riferimento per lo schieramento politico opposto a quello del poeta, i guelfi neri. Politicamente Dante apparteneva alla fazione dei guelfi bianchi, che, pur trovandosi nella lotta per le investiture schierati col papa, contavano molte famiglie della nobiltà signorile e feudale più antica ed erano contrari ad un eccessivo aumento del potere temporale papale. Dante, in particolare, nella sua opera De Monarchia auspicava l'indipendenza del potere imperiale dal papa, pur riconoscendo a quest'ultimo una superiore autorità morale.

Gli studi:
Poco si sa circa gli studi di Dante. La cultura dantesca, formatasi in un contesto educativo totalmente diverso da quello attuale, è ricostruibile, in assenza di dati documentari affidabili, innanzitutto a partire dalle opere. Si ottiene così l'immagine di un attento studioso di teologiafilosofiafisicaastronomiagrammatica e retorica: in breve, di tutte le discipline del trivium e del quadrivium previste dalle scuole e dalle Universitates medievali.
Ad ogni modo, è probabile che il poeta abbia frequentato gli studia religiosi e laici di cui si ha notizia a Firenze.
Ovviamente, la cultura ufficiale delle Università era essenzialmente in lingua latina. Di conseguenza, la cultura letteraria di Dante è basata principalmente sugli autori latini: in particolare Virgilio, che ebbe un'influenza determinante sulle opere dantesche. Dante, tuttavia, conobbe certamente un buon numero di poeti volgari, sia italiani che provenzali. 
Dovrebbe essere sottolineato che, durante il Medioevo, le rovine dell'Impero romano decaddero definitivamente, lasciando spazio a dozzine di piccoli stati: la Sicilia, ad esempio, era tanto lontana - culturalmente e politicamente - dalla Toscana quanto lo era la Provenza. Le stesse regioni, in buona sostanza, non condividevano una lingua o una cultura comune né tanto meno potevano usufruire di facili collegamenti. Sulla base di queste premesse, è possibile supporre che Dante fosse per la sua epoca un intellettuale aggiornato, acuto e con interessi, come si direbbe oggi, internazionali.

A diciotto anni Dante incontrò Lapo GianniCino da Pistoia e subito dopo Brunetto Latini: insieme essi divennero i capiscuola del Dolce stil novoBrunetto Latinisuccessivamente fu ricordato dal poeta nella Divina Commedia (Inferno, XV, 82) per quello che aveva insegnato a Dante, non come un semplice maestro ma come uno dei più grandi luminari che segnò profondamente la sua carriera letteraria e filosofica: maestro di retorica, abile compilatore di trattati enciclopedici, dovette iniziarlo alla letteratura cortese provenzale e francese, scrivendo il Tresor proprio in Francia. Brunetto mette in evidenza il rapporto tra gli studi di grammatica (latino) e di retorica e lafilosofia amorosa cortese, gettando le basi degli interessi speculativi del futuro Dante. Altri studi sono inoltre segnalati, o sono dedotti dalla Vita Nova o dalla Divina Commedia, per ciò che riguarda la pittura e la musica.
La Vita Nova, che può essere considerata il racconto di una vicenda autobiografica resa come exemplum, narra la vita spirituale e l'evoluzione poetica di Dante; è strutturata in quarantadue (o trentuno[12]) capitoli in prosa collegati in una storia omogenea, che spiega una serie di testi poetici composti in tempi differenti,

Quando l'allievo supera il maestro, allievo deve superare il maestro.
come per Dante, anche per Giotto con il maestro Cimabue

È difficile riuscire a capire in cosa sia consistito questo amore, ma qualcosa di estremamente importante stava accadendo per la cultura italiana: è nel nome di questo amore che Dante ha dato la sua impronta al Dolce stil novo e condurrà i poeti e gli scrittori a scoprire i temi dell'amore, in un modo mai così enfatizzato prima.
L'amore per Beatrice (come in modo differente Francesco Petrarca mostrerà per la sua Laura) sarà il punto di partenza per la formulazione della sua concezione del Dolce stil novo, nuova concezione dell'amor cortese sublimata dalla sua intensa sensibilità religiosa (il culto mariano con le laudi arrivato a Dante attraverso le correnti pauperistiche del Duecento, dai Francescani in poi), per poi approdare alla filosofia dopo la morte dell'amata, che segna simbolicamente il distacco dalla tematica amorosa e l'ascesa del Sommo Poeta verso la Sapienza, luce abbacinante e impenetrabile che avvolge Dio nel Paradiso dellaDivina Commedia.

Convivio:

Il Convivio (1304-1307), dal latino convivium, ovvero "banchetto" (di sapienza), è la prima delle opere di Dante scritta subito dopo il forzato allontanamento di Firenze. È un prosimetro che si presenta come un'enciclopedia dei saperi più importanti per coloro che vogliano dedicarsi all'attività pubblica e civile senza aver compiuto gli studi superiori. È scritta in volgare per essere appunto capita da chi non ha avuto la possibilità in precedenza di studiare il latino. L'incipit del Convivio fa capire chiaramente che l'autore è un grande conoscitore e seguace di Aristotele; questi, infatti, viene citato con il termine "Lo Filosofo". L'incipit in questo caso spiega a chi è rivolta quest'opera e a chi non è rivolta: soltanto coloro che non hanno potuto conoscere la scienza dovrebbero accedervi. Questi sono stati impediti da due tipi di ragioni:
  • Interne: malformazioni fisiche, vizi e malizia
  • Esterne: cura familiare, civile e difetto di luogo di nascita
Dante ritiene beati i pochi che possono partecipare alla mensa della scienza, dove si mangia il "pane degli angeli", e miseri coloro che si accontentano di mangiare il cibo delle pecore. Dante non siede alla mensa, ma è fuggito da coloro che mangiano il pastume e ha raccolto quello che cade dalla mensa degli eletti per crearne un altro banchetto. A questo convivio saranno invitati solo coloro che sono stati impediti da ragioni esterne, perché gli altri non avrebbero la capacità di capire. L'autore allestirà un banchetto e servirà una vivanda (i componimenti in versi) accompagnata dal pane (la prosa) necessario per assimilarne l'essenza. Saranno invitati a sedersi solo coloro che erano stati impediti da cura familiare e civile, mentre i pigri sarebbero stati ai loro piedi per raccogliere le briciole.

PENSIERO POLITICO DI DANTE:
la figura di Dante è estremamente complessa e non è assolutamente possibile scindere il poeta dal politico. La visione dantesca del mondo è tipicamente medioevale all'interno della quale però sono presenti due sfere distinte: quella del potere politico terreno e quella della religione.
Al centro del pensiero politico sta l'accusa di degenerazione morale e di corruzione politica rivolta alla Chiesa cattolica, per colpa soprattutto della Curia romana in particolare dei pontefici. La corruzione della Chiesa è peccaminosa perché stravolge la volontà divina in due modi: da un lato allontana l'umanità dalla salvezza esaltando il vizio e deprimendo il bene; dall'altro insidia la distinzione tra potere temporale, destinato all'impero, e potere spirituale, destinato alla Chiesa. Quest'ultima infatti usurpa anche il potere temporale con l'esito di provocare divisioni, guerre e corruzioni nella Cristianità. 
Queste due massime istituzioni medioevali sono riguardate da Dante come fondamenti assoluti in materia politica. Nessuna prevaricazione dei poteri dell'altro deve essere possibile tra papa e imperatore: i due poteri sono entrambi infinti e distinti. Di qui l'orientamento prevalentemente Ghibellino di Dante, le sue invettive contro la corruzione della Chiesa. Egli vede nel distacco dall'antico costume di vita (classico) l'origine profonda di quella disonestà e di quel senso prevaricatore che invade sia chierici che laici, che corrode i più alti fondamenti della civiltà e pone gli uomini come bestie in lotta fra loro, abbandonati ala violenza della fazioni.
DE MONARCHIA:
negli ani della discesa di Enrico VII in Italia (1310-1316) , Dante componeva un'opera in tre libri, la "Monarchia", in cui era esposta la sua concezione politica. 
Le idee che vi sono contenute esprimono una delle speranze più care al poeta e che ritornerà varie volte nella Commedia. Nel primo libro Dante sostiene la necessità di un impero che raccolga sotto la sua giurisdizione tutti i popoli, in modo da porre così un termine alle cupidigie e alle guerre dei var stati e instaurare la pace e la giustizia. Nel secondo libro è dimostrato che l'autorità imperiale spetta al popolo romano, il cui impero fu voluto da Dio. Nel terzo libro, il più rivoluzionario, è affrontato il problema dei rapporti tra impero e papato. Contro la teocrazia sostenuta dai più grandi pontefici vi si afferma l'indipendenza dell'autorità temporale da quella spirituale, che mirano l'una alla felicità terrena e l'altra alla celeste. Ma accanto all'ideale di impero del pensiero di Dante già vive la differenziazione dei vari stati moderni, che si stavano determinando ala fine del medioevo. Contro i tanti mali del mondo, la corruzione, gli egoismi, le cupidigie scatenate sulla terra, Dante vede una sola salvezza nella ricostituzione sulle basi solide delle due già note autorità (Chiesa e Impero).


La tomba di Dante a Ravenna:
Nel sepolcro di Dante, sotto un piccolo altare si trova l'epigrafe in versi latini dettati da Bernardo da Canaccio nel 1366:
(LA)
« IURA MONARCHIAE SUPEROS FLEGETONTA LACUSQUE
LUSTRANDO CECINI VOLUERUNT FATA QUOUSQUE SED QUIA PARS MELIORIBUS HOSPITA CASTRIS ACTOREMQUE SUUM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAUDOR DANTES PATRIIS EXTORRIS AB ORIS QUEM GENUIT PARVI FLORENTIA MATER AMORIS. »
(IT)
« I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli inferi) visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore. »
(Epigrafe)

______________________________________________________________